lundi, octobre 30, 2006



Camera oscura

La svolta è chiudere la luce.
Puoi prepararti quanto vuoi prima, leggere tutti i manuali esistenti sul mercato, provare e riprovare tutte le azioni in sequenza ma quando entri nella stanzetta e spegni la luce si instaura un rapporto intimo, privato, intenso, oscuro con la pellicola che ha tatuate su di sè quelle che, ci si augura, diventeranno le tue foto.
Le foto che hai scattato pensando a cosa stavi facendo: tempo, diaframma, obiettivo, esposizione. Il "click" arriva alla fine, prima c'è il tuo occhio.

Dopodichè riavvolgi il rullino, lo tiri fuori e ti accingi ad entare nella camera oscura, un luogo che ha un fascino particolare, surreale. Buio totale, claustrofobia assicurata, sviluppo del tatto per sopperire alla vista che è impedita.
Seguono una serie di operazioni chimiche a luce artificiale che sono un po' meno emozionanti per arrivare poi a srolotolare il rullino in cui si sono "fissati" i così detti negativi.

Ti precipiti alla finestra, giri e rigiri la pellicola contro sole e ti interroghi su cosa sei riuscito a fare. Ma è ancora un gioco di fantasia perchè, diciamolo, sul negativo non si vede un cazzo!
Scrutare il negativo è come quando la mamma e il papà assistono all'ecografia che mostra loro un mostriciattolo dentro una pancia che di lì a poco sarà un piccolo essere vivente e procurerà loro gioie e dolori. Subito si esaltano. Poi, però, tornando a casa, si guardano negli occhi e si chiedono a vicenda: "Ma tu l'hai capito se è maschio o femmina?!".

Oggi ho fatto l' "ecografia", domani, forse, "partorirò".

Sipario...

dimanche, octobre 29, 2006



Pesto di Prà

La seconda in basso partendo da sinistra è mia madre.
Mia madre, per chi non la conoscesse, potrei brevemente descriverla come una ex-hippy che ha lavorato una vita nella moda e che ora non accetta il ruolo di casalinga a cui, in realtà, è destinata. Da non dimenticare, inoltre, la sua feroce tenacia per la cura delle nostre modeste vigne.

Sapevo per certo che mia madre non avrebbe mai rinunciato a venirmi a trovare a Parigi. Un po' per ovvio amore materno e ovvia preoccupazione di conoscere in che situazione sono finito, e un po' per una sua passione chiamata, semplicemente, Parigi.
Però non mi aspettavo venisse così presto, ad appena due mesi dalla mia partenza. Il fatto mi ha sorpreso ma l'ho subito accettato di buon grado. E così venerdì sera, appena arrivata, si è trovata davanti le persone che sono state per me le più rappresentative in questo mio primo periodo parigino. Una cena improvvisata all'ultimo minuto, in fretta e furia, come direbbe qualcuno "così su due piedi"! Ottima atmosfera, persistenti incomprensioni linguistiche (mia madre non conosce altre lingue fatta esclusione per l'italiano e un ottimo dialetto genovese, ndr), vino pessimo ma incalzante, rinforzi culinari arrivati dall'Italia che si sono rivelati fondamentali per la buona riuscita della cena (spicca fra gli altri il celebre pesto di Prà, ndr).

Come al solito Rosanna (mia madre, ndr) ha rivelato una straordinaria capacità di adattamento a una situazione per lei nuova e che poteva rivelarsi anche imbarazzante. Non è stato così, ma ne ero certo già a priori!
Per dovere di cronaca devo aggiungere che la serata è continuata anche dopo che mia madre si è rifugiata a letto sfinita per il viaggio. Tralascio gli avvenimenti intermedi e riporto soltanto il finale che ha visto me, Pablo e due tipi francesi salire, tramite le scale di emergenza, sul tetto del nuovo museo di Jean Nouvel (noto architetto francese, ndr) in piena notte, emozionante.

Mia madre resterà da me ancora qualche giorno in cui verosimilmente mi trascinerà per vie e negozi stracolmi di abiti e vetrine scintillanti, in cui tutto ha un prezzo folle ma in cui passa sempre qualcuno più folle del prezzo che decide di mettere mano al portafoglio.

Non mi avranno mai.

Sipario...


vendredi, octobre 27, 2006



O' professo'

Monsieur Prost, un tipetto di un metro e sessanta, stile impeccabile, sicura competenza in materia di architettura, linguaggio forbito, sciarpa lunga fino ai piedi discutibile, sguardo deciso, umorismo pungente. E' in cerca di qualche capello in più.

Fra qualche ora Monsieur Prost giudicherà il primo approccio al progetto degli studenti del suo Studio: Restauration, rehabilitation. Io sono uno di quegli studenti.
Il progetto è interessante: riabilitare una ex zona industriale ai margini di Parigi (Parc de la Villette) per accogliere una compagnia di danza contemporanea.
Il tempo che ho dedicato al tema prima di oggi è stato pressochè inesistente. Ogni giorno pensavo che il tema era veramente intrigante ma che il giorno seguente sarebbe stato quello giusto per cominciare a produrre qualcosa d concreto. E così, eccomi qua. E' l'una passata e ho giusto finito una bozza della planimetria generale, manca tutto il resto, plastico di studio compreso!

Però sono convinto di quello che ho pensato. Il problema sarà superare quei problemi di comunicazione durante l'esposizione di domani. Con l'italiano potevo sopperire con una discreta dialettica a un' evidente carenza di materiale prodotto; il francese metterà spietatamente a nudo i fatti reali.

La soluzione sta nel porsi nella maniera giusta, nella maniera in cui l'altro si aspetta che tu ti ponga. In assoluto questo atteggiamento mi fa schifo, ma in situazioni di difficoltà si sfodera qualsiasi arma...mani ovunque!

Noto che il fotomontaggio e il post hanno accorciato ancor di più il tempo che mi divide dall'esposizione di domattina, ma questo non mi rattrista più di tanto. Io seguo l'antico giuramento: "Se vivo felice, poi muoio contento" (da Bandabardò - Fuori Orario, La filastrocca).

Tenetelo a mente.

Sipario...


lundi, octobre 23, 2006



Cambio di programma

Una giornata decisamente inconcludente finora. Dimenticato di portare il cavo USB a Pablo, fallito concertazione con la tipa della banca per farmi dare questa maledetta Carte Electron, arrivato a l'Ecole quando non era più possibile stampare perchè dentro l'aula era già cominciato il corso. Maledizione!
Devo realizzarmi in qualche modo e così decido di punto in bianco che stasera mi sarei preparato un gran couscous tutto per me, come piace a me, a casa da me. Sì perchè Nicò oggi non c'è, arriverà domattina.

Supermercato davanti a casa: "Leader Price". Buono direi, i prezzi sono come la Coop in Italia. Beh, al contrario, la qualità è pessima! Non importa. Entro e scelgo accuratamente patate, cipolle, carote, pomodori, insalata, sedano, carne, succo di frutta, biscotti, wurstel. Finito, cassa: poco meno di 20 euro, ci sto!
Cammino lentamente verso la panetteria più vicina e intanto immagino il mio couscous sapendo bene che non sarà un couscous come tanti altri perchè rappresenterà, forse, l'unica cosa che di buono sono riuscito a concludere oggi!

Compro il pane, mezza baguette. Vado verso casa, apro il portone sulla strada, qualche scalino, apro la porta di casa, chiudo la porta di casa, poso la spesa sul tavolo, mi tolgo la giacca, faccio per tornare in cucina...squilla il telefono!

Messaggio di Felipe, spagnolo, anzi Basco, di Bilbao: "Stasera cena da noi alle 20:30 circa. Dillo a chi vuoi. 34, Rue Marceau métro Alma Marceau".

Addio couscous, sarà per la prossima volta.

Sipario...

dimanche, octobre 22, 2006



Biglietto d'ingresso

La bottiglia di vino rosso funziona sempre. E' il passepartout per le feste. Non è importante che si conoscano i vari padroni di casa o i motivi che hanno spinto questi ultimi ad organizzare una serata in casa loro, quel che conta è arrivare con tutte le buone intenzioni per far sì che la festa si animi.

La bottiglia di vino rosso accompagna il saluto e il sorriso che mostri appena entrato in casa di qualcuno che per te è solo l'amico di un amico di un altro amico che ha un amico che è amico di un amico di un amico di un tuo amico! E' un gesto rituale, come i doni dei Re Magi a Gesù bambino. Fa sì che quel secondo di imbarazzo che c'è a presentarsi a una serata in cui, sinceramente, non c'entri proprio un cazzo, se ne vada via facilmente, come bere un bicchier d'acqua. Anzi, di vino! Rosso.

La bottiglia di vino rosso ha funzionato anche ieri sera. Ricevo un messaggio di Pablo il cileno (chi segue il blog ha presente il personaggio, chi no vada a leggerselo, ndr) in cui lui mi scrive (in un italo-franco-cileno ai limiti dell'inventiva umana, ndr) che c'è una festa a casa di Eliana, un'amica spagnola di un'altra sua amica spagnola, Ana, una ragazza di Granada, capelli rossicci tinti, molto carina e gentile. Bene.
La casa è quanto più possibile lontano dalla mia, Porte de Montreuil, ai margini di Parigi, vicino alla banlieu meridionale. Ho appuntamento con Pablo alla fermata della métro e noto che assieme a lui ci sono altre sette persone invitate da lui e che, ovviamente, non hanno idea di chi sia questa Eliana, da Siviglia.

Serata ottima, prolungata fino alle sei per permettermi di prendere la prima métro del mattino e tornare a casa. Purtroppo Pablo è rimasto lì fino alle undici di stamane, dopodichè ha avuto la brillante idea di venirmi a svegliare per andare a Ville Savoye. Scendo dal letto ancora sconvolto, mi vesto in fretta e furia (ovviamente coi vestiti di ieri sera, ndr), saluto Pablo e le altre due ragazze italiane che verranno con noi e si parte verso la "Mecca" dell'Architettura Moderna.

Con in bocca ancora quel retrogusto di vino, rosso.

Sipario...

samedi, octobre 21, 2006



Bar Sport

Un po' di sano e inutile dibattito calcistico. Il calcio è argomento che chiunque sa trattare, anche coloro che di calcio, come si dice, "non ci capiscono un cazzo"! Anzi, forse questi sono proprio i migliori, quelli che ritrovi alla domenica a fare gli opinionisti in televisione.

Poco prima di partire per Parigi ho visto qualche partita del Genoa, un bel Genoa! Calcio d'estate, Coppa Italia, niente di che. Però avevo la netta sensazione che quella era una buona squadra.

Oggi torno a casa, accendo il portatile, litigo un po' con la connessione e mi ritrovo il mio Genoa solo in testa alla classifica. Soddisfazione.
La lontananza amplifica tutti i sentimenti e di questo me ne sono già reso conto da tempo. Ma non credevo mi portasse a sentirmi così profondamente genoano!
Saranno i colori, l'atmosfera dello stadio, il legame con mio cugino (pazzesco tifoso rossoblù, ndr), fatto sta che il mio Genoa è una delle tante cose che mi mancano della mia vita italiana. E, giuro, non lo avrei mai immaginato...

Comunque, un grande Genoa a quanto leggo sulle varie testate sportive. Diverte, vince ma, sopratutto, fa soffrire fino all'ultimo secondo! E se no non si farebbe chiamare Vecchio Balordo!
Sono soddisfazioni per tutti quelli che l'hanno visto soffrire, come me, in quelle partite di merda in serie C, giusto qualche mese fa! E se battiamo la Juve...!!!

Se mi permettete, in questo spazio di Bar Sport, vorrei stuzzicare un poco i miei cari amici spezzini che hanno aspettato 50 anni per tornare in superficie, ma che pare impiegheranno solo un anno per riaffondare...

E toglietemi una curiosità...come cazzo si fa a tifare la Samp?!

Sipario...

vendredi, octobre 20, 2006



Reggae In Paris

Alla fine parto da solo. Purtroppo il reggae non spopola fra coloro che mi circondano ogni giorno. Eppure ho provato a convincerli che valeva la pena di venire al seratone reggae gratuito, ma niente da fare.

Alla fine parto da solo. Con tutti i dubbi che ne conseguono: "ma dove cazzo vado da solo?!"; "e poi quando sono lì?!"; "poi magari la serata fa anche cagare".

E invece...

Appena arrivato mi avvicino alla consolle e subito i due rastafari che mettono su i pezzi si dimostrano socievoli. Sono de la Martinique, un'isola caraibica sotto dominio francese. La musica è strepitosa, di qualità. Si ondeggia...

Di lì a poco ci si avvicina una ragazza, parla solo inglese: Cecilia, brasiliana, hostess, sui 25 anni. Sembra tutto tranne che una hostess. E' rilassata, naturale, gioviale e sopratutto è un'incredibile esperta di sound-system! Spara gruppi e pezzi che fanno rabbrividire anche i due rastafari e ci rivela che in Brasile si diverte coi piatti. Non ricordo come viene fuori il discorso che io sono uscito disgraziatamente senza soldi e da quel momento Cecilia prende a cuore la mia causa offrendomi dapprima un tris di birre, poi il taxi per arrivare a un altro locale dove a detta sua la musica è ancora migliore (dentro un battello sulla Senna, spettacolare!, ndr), quindi l'entrata al locale e infine il taxi per tornare a casa!

Per tutta la nottata musica e compagnia sono state delle migliori. Rientro a casa poco prima delle 6, considerando che alle 9 ho lezione decido di non dormire. Questa sera alle 20 Cecilia farà parte dell'equipaggio del volo diretto Parigi-San Paolo.

Mi è venuta fame, credo che andrò a mangiare. Buon appettito!

Sipario...

jeudi, octobre 19, 2006



Primo piano a sinistra

Tutto è cominciato tre domeniche fa.
Sono a casa. Piove. Mi squilla il telefono, numero privato.
Pablo: "Giorgio! Sono nei casini...quella vecchia di merda mi ha cacciato di casa! Non so dove andare a stare, la banca fino a mercoledì non mi dà più soldi e ora sono qui, davanti alla mia ex-casa, con tutta la mia roba!"
Giorgio: "Arrivo, stai tranquillo vieni da me".
Mi vesto, esco di casa, prendo il mètro. Mezzora di viaggio, quindici minuti a piedi e poi intravedo una valigia enorme, uno zainone, un borsone, una bicicletta, due scarponi da sci, un pallone. Dietro c'è Pablo, cileno, da Santiago.

Comincia la convivenza nella mia cameretta. Di giorno in giorno la situazione, in quanto a spazio vivibile, si aggrava irrimediabilmente. Si viene a creare un percorso prestabilito fra il mio letto, il suo letto, i miei vestiti per terra, i suoi vestiti per terra, i bicchieri, i fogli, i libri ed oggetti vari.
Di giorno in giorno l'atmosfera in casa si ravviva sempre di più. Nicò, mio coinquilino, accetta di buon grado Pablo e tutti e tre assieme si costituisce un equilibrio perfetto. Si esce assieme, si ritorna a casa su per giù alla stessa ora.
La porta di casa resta aperta, decisione comune. Siamo al primo piano, a sinistra. Tutti gli abitanti del palazzo buttano un' occhiata dentro l'appartamento: la musica è coinvolgente e i profumi della massiccia cucina cilena non passano inosservati.
C'è chi ci guarda con disprezzo, c'è chi vorrebbe entrare ma si vergogna, c'è chi entra scambia due parole, saluta e se ne va.

Pablo è terribilmente stonato. Sia che canti la "Canzone del No" a Pinochet, la "Marsigliese" o "Bella Ciao". Di quest'ultima ha preteso che gli scrivessi le parole, perchè, a detta sua, "nemmeno in Cile esiste una canzone così!".
Una gran persona, che si sveglia e si addormenta sempre con il sorriso, un sorriso sincero, vivo.

Venerdì scorso mi squilla il telefono, numero privato.
Pablo: "Giorgio! Ho trovato casa! E' piccola ma è fatta per me, vedrai! Adesso ti saluto, ciao!"
Giorgio: "Grande! Ci vediamo a casa".

Da domenica Pablo vive vicino a rue Montmartre, in un "appartamento" di 9 mq (nessun errore di battitura, avete letto bene! ndr), settimo piano senza ascensore, con il cesso in comune a tutto il ballatoio.

Penso che l'abbia presa solo per il fatto che ha scoperto come riuscire ad andare sul tetto.

Sipario...

mercredi, octobre 18, 2006



Generazione Erasmus

Un gruppo di persone si ritrova il 4 settembre davanti all'edificio che ospita una delle innumerevoli Università di architettura di Parigi. L'età dei partecipanti varia dai venti ai ventotto anni. Si guardano, si osservano e ciascuno coglie al volo i suoi simili, ovvero i connazionali. Con loro si rompe più facilmente il ghiaccio.
Dopodichè cominciano a fantasticare sugli altri: apprezzamenti, dubbi, titubanze. Di lì a poco sostengono un pre-esame di francese che li divide nettamente in due gruppi: coloro che il francese lo masticano e gli altri che il francese a fatica lo sputano! E io, appena arrivato, riuscivo giusto a sputacchiare qua e là.

Il ritmo accellera, la curiosità aumenta. Gli Erasmus parlano, ridono, giocano, corrono, si abbracciano. Sognano.
Ora hanno un'arma in più: la lingua. Un ammasso indecifrabile di parole simili al francese pronunciate con diversi accenti, toni, cadenze. E' il francese-Erasmus, una lingua priva di regole, ma aperta ad ogni interpretazione personale.

Di giorno, se guardi bene, li vedi nei parchi o davanti al Beaubourg, luogo-calamita della vita parigina.
Di notte si organizzano perchè, si sa, Parigi è cara. Puntatina al supermercato di fiducia e poi la massa si sposta verso il lungo-Senna. Gli Erasmus parlano,ridono, giocano, si abbracciano. Sognano.
E brindano! La fantasia non manca, trovano sempre un buon motivo. All'urlo di "kippis!" (cin-cin in finlandese, ndr) i bicchieri (o le bottiglie, ndr) si toccano, si sfiorano, si picchiano.

Quel gruppo di persone il 9 ottobre si è sparpagliato fra gli studenti autoctoni, i francesi. Qualcuno ha scelto accuratamente i suoi corsi e i suoi orari in relazione ai propri interessi; qualcun altro, svegliatosi forse un po' troppo tardi, li ha improvvisati e scelti a occhi chiusi nel mucchio...e gli è andata alla grande lo stesso (ogni riferimento a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale, ndr)!

Un mese vissuto alla grande, un mese in cui ognuno si è fatto sentire, a modo suo.

Italiani, spagnoli (catalani e non, ndr), portoghesi, svedesi, inglesi, brasiliani, cileni, tedeschi, norvegesi, cinesi, turchi, israeliani, finlandesi, giapponesi, ecuadoregni, polacchi, rumeni, austriaci.

Applausi per tutti.

Sipario...

lundi, octobre 16, 2006



Un omaggio dovuto

Un omaggio alla persona che può vantare alle sue spalle un anno formidabile qui a Parigi e che mi è stata di vitale aiuto per iniziare al meglio questa mia avventura che si preannuncia indimenticabile.

Dalla rue Dauphine di Erica, alla rue Beaurepaire di Giò.

La sua rue Dauphine è la via della Parigi dei film, della Parigi dei sogni, nel 6eme Arrondissement a un passo da Notre Dame. La mia piccola rue Beaurepaire è attaccata alla Place de la Republique, una zona di "frenesia metropolitana": banche, cinema, fast-food, macchine; il motore di Parigi. Questo significa che quando esci di casa al mattino il mondo attorno a te corre come un pazzo. Tutti hanno ben chiaro il loro obiettivo e lo perseguono senza sbagliare una mossa: l'attraversamento pedonale giusto che porta alla giusta entrata della metropolitana che porta alla giusta linea della mètro che li porta dritti all'obiettivo, quello giusto! A chi mi conosce, anche solo per sbaglio, chiedo solo di immaginare per un istante Giò, con la sua proverbiale flemma e tranquillità, che si butta ogni mattina in questo vortice di persone/voci/macchine/rumori/luci/colori. Il divertimento è assicurato!

Sipario...