lundi, octobre 30, 2006



Camera oscura

La svolta è chiudere la luce.
Puoi prepararti quanto vuoi prima, leggere tutti i manuali esistenti sul mercato, provare e riprovare tutte le azioni in sequenza ma quando entri nella stanzetta e spegni la luce si instaura un rapporto intimo, privato, intenso, oscuro con la pellicola che ha tatuate su di sè quelle che, ci si augura, diventeranno le tue foto.
Le foto che hai scattato pensando a cosa stavi facendo: tempo, diaframma, obiettivo, esposizione. Il "click" arriva alla fine, prima c'è il tuo occhio.

Dopodichè riavvolgi il rullino, lo tiri fuori e ti accingi ad entare nella camera oscura, un luogo che ha un fascino particolare, surreale. Buio totale, claustrofobia assicurata, sviluppo del tatto per sopperire alla vista che è impedita.
Seguono una serie di operazioni chimiche a luce artificiale che sono un po' meno emozionanti per arrivare poi a srolotolare il rullino in cui si sono "fissati" i così detti negativi.

Ti precipiti alla finestra, giri e rigiri la pellicola contro sole e ti interroghi su cosa sei riuscito a fare. Ma è ancora un gioco di fantasia perchè, diciamolo, sul negativo non si vede un cazzo!
Scrutare il negativo è come quando la mamma e il papà assistono all'ecografia che mostra loro un mostriciattolo dentro una pancia che di lì a poco sarà un piccolo essere vivente e procurerà loro gioie e dolori. Subito si esaltano. Poi, però, tornando a casa, si guardano negli occhi e si chiedono a vicenda: "Ma tu l'hai capito se è maschio o femmina?!".

Oggi ho fatto l' "ecografia", domani, forse, "partorirò".

Sipario...

1 Comments:

Anonymous Anonyme said...

Mi avevi accennato ad una tua idea di iniziare con la fotografia, la macchina deve essere di tuo padre se non ricordo male,quando vengo a Parigi mi devi mostrare i tuoi primi scatti e sappi che mi aspetto grandi cose...

Guglie

11:57  

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