lundi, février 26, 2007



Compleanno Erasmus

Nato a Genova il 25 febbraio 1984. Ventitre anni dopo mi ritrovo a Parigi.

Stamane, ore 12:30, suona il citofono. Chiedo cordialmente chi ha suonato e cosa desidera. Una voce maschile, accento africano, mi riferisce altrettanto cordialmente che dovrei recarmi al portone d'ingresso del palazzo per firmare una ricevuta che confermi l'avvenuta consegna di una composizione floreale di cui sono destinatario.

Naturalmente chiedo conferma se quello che hanno sentito le mie orecchie non sia per caso solo il frutto della mia immaginazione. Vengo nuovamente invitato a scendere le scale; quei fiori sono davvero destinati a Giorgio Gasparini.

I colori dominanti sono il rosso e il giallo. Ogni tanto spuntano punte di bianco. Non ho mai nascosto il mio dissenso per il luogo comune secondo cui i fiori sarebbero "roba da femminucce". Sono una delle massime espressioni della Natura e di certo non sono disposto a privarmene ed accettare questo stupido cliché.

Attaccato alla plastica che avvolge i fiori c'è un piccolo biglietto su cui sono impressi numerosi nomi di persone che ho la fortuna di conoscere bene. Nell'ordine: Erica, Cinzia, Sheyda, Fabri, Sarafava, Bea, Gas, Anna, Poggi, Mathi, Ema, Metal, Giorgia, Ale, Chiara, Paro, Andrea.

Grazie, di cuore.

Sipario...

lundi, février 19, 2007



Prossimamente...

Ad Amsterdam.

Sipario...

samedi, février 17, 2007



Le divise blu

Il motivetto credo sia abbastanza conosciuto. "Non ne possiamo più delle vostre divise blu..." (sull'aria di Enola Gay degli OMD, gruppo degli anni ottanta, ndr) l'ho canticchiata più volte in diverse situazioni sia fisiche che logistiche.

Ed è qualcosa che penso davvero. Ho sempre avuto una certa ostilità verso le forze dell'ordine (o del disordine come accade più frequentemente, ndr) dovuta al loro atteggiamento arrogante ed aggressivo che è frutto sicuramente non della loro natura, bensì del tipo di "educazione" che ricevono una volta intrapresa la carriera da sbirro.

A Parigi la situazione è ancora più insopportabile. La famosa Gendarmerie è qualcosa di veramente spaventoso. Arruolano solo armadi a doppia o tripla anta possibilmente con quoziente intellettivo rasoterra ed espressione facciale più vicina al mondo animale che a quello degli uomini.

L'ultimo episodio sgradevole di una lunga serie ha avuto luogo proprio lo scorso venerdì. Per festeggiare la fine del primo semestre l'Ecole di Beleville propone l'ennesimo "Road to Belleville" (ho già parlato di questo avvenimento qualche post addietro, ndr) che ha sempre riscontrato un certo successo. Come ogni volta una nutrita folla di giovani universitari si raccoglie attorno a un bar che propone birra e vino a prezzi stracciati e tutti più o meno ubriachi scherzano e celebrano l'inizio delle vacanze in attesa della "rentré".

Atmosfera tranquilla, nessun eccesso che potesse arrecare danni o fastidi al vicinato, solo sana allegria. Ma a un certo punto arrivano loro, qui li chiamano "flicks", l'equivalente di sbirri. Due camionette stracolme di energumeni in divisa blu si piazzano davanti al bar e ci intimano di sgomberare la strada e il locale perchè, anche stavolta, abbiamo "esagerato".
Qualcuno azzarda a rispondere sostenendo che Parigi ha problemi ben più seri di un gruppetto di studenti sbronzi, ma i "soldati di Sarkozy" restano impassibili, ferrei nel loro ruolo: far rispettare la Legge.

Noi, non ne possiamo più!

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dimanche, février 11, 2007



Sciacchetrà D.O.C.

Carlo Gasparini, in arte Balalò. Classe 1948, la stessa di mio padre. Uno dei due riomaggioresi presenti a Parigi, l'altro sono io.

Un incontro scaturito per caso. Come sempre accade in ogni luogo del pianeta, le minoranze, più piccole sono, più si ritrovano. Stesso comune di residenza, stesso cognome, attualmente alloggiati nella stessa città, nessun legame di parentela.

Balalò ha un passato da latin lover di assoluto livello, universalmente riconosciutogli da tutto il paese e da tutte le sue generazioni. Uno dei personaggi simobolo del paese, un personaggio da romanzi, uno di quelli che si siede al bar per narrare i suoi racconti di gioventù e tutti stanno lì, in silenzio, ad ascoltarlo. Poco importa se la metà delle cose le inventa, ormai ha raggiunto una posizione di primissimo piano che gli consente di esagerare un po'.

Ossessionato dal gioco delle carte (fuoriclasse della briscola, ndr), vanta un repertorio di bestemmie e insulti a compagni ed avversari di gioco impareggiabile.

Ora ha una famiglia, a Parigi. Una splendida moglie di origini basche, vicino Bilbao, che di professione fa la psicologa e un figlioletto di nome Xabier (con la "b", roba da baschi, ndr).
Vive qui da diversi anni ormai ma si ostina a rifiutare la lingua francese, preferendole un impeccabile dialetto rivierasco che ha già prontamente iniziato a tramandare al piccolo Xabier.

Chi l'avrebbe mai detto? Balalò sposato con un figlio! L'eterno playboy che lascia la sua carriera da dongiovanni e mette su famiglia, davvero un colpo di scena per gli equilibri del paese.

Questa sera ero a cena da lui. Ha comprato un appartamento vicino a Chateau de Vincennes, appena fuori Parigi. Atmosfera accogliente, serena, pietanze squisite. Una batteria di vini di alto livello ci ha accompagnato dall'antipasto fino al dolce coronato da mezzo bicchiere di vero Sciacchetrà, una chicca da "gente de Rimasu".

Neanche a dirlo, Riomaggiore è stato il fulcro di tutti i nostri discorsi, con moglie e figlio che ci guardavano incantati mentre noi ce la ridevamo parlando di svariati "soggetti" del nostro paese. E più si beveva più Balalò si lanciava in aneddoti francamente confusi e poco credibili se analizzati razionalmente, contornati da espressioni dialettali irripetibili.

DOC, di origine controllata.

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mercredi, février 07, 2007



Punti di vista

Necessità di chiarire. Bisogna giungere a un accordo comune. Cancelliamo ogni minimo dubbio. Abbandoniamo quell'incertezza che ci fa vacillare ogni volta che apriamo bocca. Mettiamolo scritto nero su bianco, facciamolo una volta per tutte e per tutti.

Il mare è maschile per gli italiani e femminile per i francesi. La matita è femminile per gli italiani e maschile per i francesi. Il latte è maschile per italiani e francesi...ma è femminile per gli spagnoli!
E per gli inglesi, si sa, non c'è nessuna differenza...

Associare un genere (maschile, femminile o neutro) agli oggetti che ci circondano o alle sensazioni che proviamo non è una decisione per niente superficiale. E' il risultato di una serie di combinazioni che hanno portato a decidere che tale parola che esprime tale concetto sia maschio oppure femmina.

Tutto ciò mi porta a riflettere ogni volta che apro bocca per esprimermi in lingua francofona se quello che sto per pronunciare sia più "uomo" o più "donna". Giorno dopo giorno saltano fuori sempre nuovi termini che cambiano sesso dall'italiano al francese e il mio sgomento aumenta sempre più, non me ne capacito! Urge trovare una soluzione comune, un compromesso come piace a noi italiani...

Giorgio Gaber nel suo penultimo album prima di lasciarci, ci ripropone una sua precedente canzone che tratta di un dilemma che per certi versi accomuno a quello che vi ho esposto finora. Il pezzo è "Destra e Sinistra" (datato 1994 e inserito nell' album "La mia generazione ha perso", ndr) in cui il Signor G si interroga su cosa sia "di destra" e cosa "di sinistra" (da notare due verità universali: la pisciata in compagnia è "di sinistra" e il bagno è sempre in fondo "a destra", ndr). La conclusione a cui giunge è che la risposta la si deve cercare nello sviluppo dell'Ideologia, nel costante e incessante cammino della Storia.

E la risposta è valida anche per il mio dilemma. Ogni parola ha dietro di sè una favola, un racconto che inizia con un "C'era una volta..." e in quella storia è spiegato perchè quella parola è maschio o femmina. Ogni popolo ha la sua favola dietro ogni sua parola e forse non vale proprio la pena di globalizzare anche questo aspetto. Ritiro la mia richiesta di uniformità tenendomi ben stretti i miei dubbi.

E il Buon Vecchio "Dizionario Italiano-Francese, Français-Italien".

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jeudi, février 01, 2007



Commento del Mese

Centodiciannove. Sono i commenti che chi è passato per questa pagina Internet ha deciso di lasciare fino ad oggi.
Il commento ha un valore importante, significativo. Rende possibile un'azione critica, un giudizio, una valutazione, uno spunto, una riflessione riguardante il "post" a cui si vuol fare riferimento.

E' l'altra parte del blog. Quella che all'inizio non consideravo troppo importante ma che ora mi accorgo essere essenziale per avere un riscontro di ciò che vi propongo di leggere.

La gran parte dei commenti che avete lasciato mi hanno fortemente incuriosito e rafforzato di volta in volta l'interesse nell'attendere quelli futuri.
Mi è capitato, in momenti di totale stato di vegetazione e assenza di volontà, di mettermi a rileggere alcuni "post" che ho scritto e i loro annessi commenti, scovando ogni volta qualche perla che in precedenza mi era sfuggita.

Inauguro così una nuova iniziativa del blog: il "Commento del Mese". Ovvero, il commento che più mi ha colpito per svariate e magari inesplicabili ragioni, nell'arco di un mese di "post".

Il commento del mese di Gennaio è il seguente:

"dobbiamo organizzarne un altra subito...convocati:

cioli
io(giz)
mara
massa reggio
lea
omar
rosso
dani
nico

e poi visto il pieno successo della cena non mi ricordo gli altri...
le iscrizioni sn aperte il mio numero lo avete...
ciao a tutti
giiiiiiiz (animo le vostre serate)"

(Commento al post "A pancia piena" del 10 gennaio 2007)

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